Month: July 2020

SAVE ME, SPIEGATO MALE

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Shiva Bakta · Save Me

 

Save me è una canzone di 40 minuti e 21 secondi.

 
Save me è una canzone di 40 minuti e 21 secondi che funziona come un impianto elettrico, collegamenti, interruttori, cose così.

 
Save me è una canzone di 40 minuti e 21 secondi che io ho definito suite ma che forse è più corretto definirla come Alessandro Besselva Averame su Rumore di giugno “flusso di coscienza”, o come Bizarre su Blow up di luglio “un disco che per suono e formato pare l’emblema del fuori moda del 2020: ma chi se ne frega”.

 
Save me è una canzone di 40 minuti e 21 secondi che uno potrebbe pensare che c’ho messo tantissimo a progettare, invece 4 dei movimenti principali li ho scritti in una settimana mentre il progetto in sé era già chiaro nella mia testa anche se so che in generale si pensa che nella mia testa ci sia solo del gran casino, in questo caso no per fortuna è andata bene così.

 
Save me è una canzone di 40 minuti e 21 secondi che praticamente ho fatto tutto da solo ma poi mi sono dovuto fare aiutare da un batterista vero (Nicola Benetti) e un chitarrista vero (Carlo Barbagallo) un bassista più o meno vero (Carlo Barbagallo) e da un mixatore di suoni vero (Carlo Barbagallo).

 
All’interno del flusso di coscienza si possono individuare dei temi ricorrenti, spesso semplici cellule melodiche, in altri casi vere e proprie melodie affidate alle voci e successivamente e/o precedentemente ad altri strumenti.

 
Si inizia con quello che chiameremo per comodità “Tema da Save me” (00:00-03:32 circa). Il tema suonato dal pianoforte è composto da due parti, ovvero strofa e ritornello. Le due parti ritorneranno separatamente in vari momenti della suite, tanto come intervalli di collegamento tra un movimento e l’altro, quanto all’interno degli stessi, assumendo di volta in volta significati musicali differenti. Il ritornello chiude con una cellula melodica in 6/4 che chiameremo per comodità “Blue save me” (Si, fa#, la, si, re, mi, re) che ritorna anch’essa successivamente.

 

Andiamo con ordine. Per quanto possibile. No, non sarà possibile.

 
Da 03:33 a 4:23 abbiamo il momento “Free save me“, uno swing crescendo in 6/4 dove si risentono sia la strofa del Tema da Save me, sia la cellula Blue save me intrecciarsi al caos del crescendo e soprattutto a 3:49 si sente irrompere un tema di sintetizzatore che altro non è che il “ritornello” (che ritornello non è, perché non ritorna) che si sente a 17:37 nel momento “Space reggae save me“. Il Free save me è il lancio per la sezione che per comodità chiameremo “Hard save me“.

 
La cellula melodica Blue save me diventa il basso portante di Hard save me (04:24). Anche qui siamo in 6/4 e si minore. Si parte con un piccolo tema di synth che risentiremo successivamente.
A 4:56 c’è una variazione armonica che risentiamo in altra tonalità e contesto a 23:09 e 25:10.
La voce canta “Something’s goin’ on my baby” che è il primo e anche l’ultimo verso della suite. Da 6:20 a 6:38 la ripetizione ossessiva di questo verso da parte delle voci intrecciate richiama naturalmente tutta la parte finale da 37:04 in fondo, chiudendo l’anello. A 6:50 il pianoforte pre-propone il “ritornello” di Space reggae (che dice “why don’t you come and save me” già in questo momento una richiesta di aiuto ancora non cantata, ma solo accennata come presagio)

 
A 8:27 inizia la parte che chiameremo per comodità “Manzarek Save me“.
A 8:40 l’organo ’60 accenna a quello che poi è l’assolo di synth (a 22:57 e 24:59). A 9:54 e 11:34 abbiamo i due ritornelli che recitano “The sun will rise over our loneliness“, verso che ritorna a 29:28 in altro contesto armonico e ripetuto con insistenza come a voler chiudere una parentesi interna alla suite.
da 10:18 la parte strumentale su cui le voci robotiche elencano il foglietto illustrativo del Paclitaxel e sotto il basso synth che viene poi ripreso e velocizzato per la sezione successiva.
Manzarek save me chiude con la ripresa del Tema da save me (12:10) stavolta su un Lam7/9 e sfumando nella parte seguente.

 
Electro save me” entra con una pioggia di note discendenti del piano elettrico a cui si vanno ad aggiungere tastierine e il basso synth che riprende 10:18 contestualizzandolo in questo 5/4 sfuggente in quanto il basso suona alternativamente in 5 e in 6 intrecciandosi in modo casuale all’interno dello schema ritmico. Da 13:41 si sentono in sequenza, suonati dal synth, la strofa del Tema da Save me (in questo caso su tonalità di Re maggiore, laddove il Tema è in Mi minore), il tema di synth di Hard save me, e di nuovo il non-ritornello “why don’t you come” di Space reggae. A 15:14 irrompe la batteria e un bassone synth e si va in 7/4 fino alla chiusa improvvisa a 15:39 dove si sentono già eterei gli accordi dello Space reggae.

 
Space reggae su cui non rimane molto altro da dire se non che a 18:46 pianoforte e fischio riprendono nuovamente il Tema da save me, e la chiusura con i due accordi La/mi e Sol/mi è il lancio per tutta la successiva parte strumentale.

 
In questo punto, se avessi soldi e gente che mi ascolta, si dividerebbe lato A e lato B dell’eventuale vinile, ma ecco, siam quelli là quelli tra sfiga e realtà.

 
Strumentale che per comodità chiameremo “S.B. save me”, dove a 22:1422:18 l’organetto accenna nuovamente al Tema da save me e dove abbiamo già visto precedentemente l’accenno all’assolo a 8:40 e le due variazioni armoniche riprese in Hard save me.
A 25:46 si risente per la prima volta il ritornello del Tema, riproposto qui in Mi maggiore e in terzinato.

 

Entriamo in Dad save me. A 28:55 e 29:22 c’è il ritorno del basso Blue save me di Hard save me, e sopra il pianoforte e synth vari suonano una melodia discendente che sentiremo anche nella parte finale.
A 30:44 le voci riprendono modificandolo il ritornello del Tema, qui in Mi minore. Dopodichè il pianoforte suona il Tema, con sfumature armoniche diverse.

 

A 32:12 ricomincia il disco.

 

O meglio, no.

 

Abbiamo flicorni, abbiamo il Tema, e abbiamo il pianoforte che ad un certo punto va in reverse tra soffi di vento, campane a morto che sfumano nella chitarra a 33:22 dell’ultimo movimento.

 
Nota di colore di questa ultima parte: il verso “Waiting for the summer, everyday is so hard” è una autocitazione di uno dei miei primi pezzi che avevo pubblicato come demo nel 2009. Frega qualcosa? Benissimo.
Altra nota di colore, questa ultima parte è praticamente tutta in 7/4 e 6/4, a parte da 36:05 a 36:34 dove c’era bisogno di tirare un po’ il fiato (ah già, e si sente sopra le voci la melodia discendente che avevamo sentito in Dad save me, quasi dimentico. Che tanto mi dimentico sicuro qualcosa. Fatemi sapere) dopo tutti questi singhiozzi ritmici di cui vado molto orgoglioso perché secondo me uno potrebbe anche non farci caso.
Dicevamo “Something’s goin’ on my baby” primo e ultimo verso del disco.

 

Il disco apre e chiude in Mi minore con la strofa del Tema e atmosfere che lo fanno richiudere ad anello, e potrebbe quindi ricominciare in loop.

 

Se uno proprio non ha di meglio da fare.

 
La “trama” della canzone è un mediometraggio dove il protagonista avverte l’arrivo di qualcosa (Hard save me), un qualcosa che è la malattia della madre (Manzarek save me), e successivamente la gravidanza della moglie (Space reggae) , e i rapporti incrinati col padre (Dad save me), la morte della madre (da 30:22 a 33:22), e la sensazione latente che succederà ancora qualcosa (tutto il finale). Non voglio però spiegare troppo questo aspetto, e lascio a chi ascolta la facoltà di ritrovare la trama all’interno della canzone.

 
Se siete arrivati a leggere fino qui, vuol dire che avete ascoltato il disco, e vuol dire anche che non avete una vita.
E vi ringrazio.